Automanutenzione, ovvero la capacità di conservare immutate nel tempo le potenzialità produttive, oltre al valore intrinseco degli assets. Il tutto facendo ricorso a personale interno all’azienda, mentre si cerca di ridurre al minimo le fermate, i costi fissi del magazzino, il rischio ambientale, gestendo al meglio risorse umane sempre più motivate, anche se scarse numericamente.
Sono alcuni dei “desiderata” di chi deve pensare alla produzione e che dalla manutenzione corrente pretende il massimo in termini di efficienza e rapidità di intervento. Tale traguardo era ben difficilmente raggiungibile solo venti anni addietro, epoca a cui risalgono la maggioranza degli insediamenti industriali italiani od europei. Molte installazioni nell’industria pesante (ma anche di processo) sono state concepite come un grande investimento in termini di hardware, con scarse attenzioni al “LCC” (Life Cicle Cost) ed alla oggettiva manutenibilità. Si ricercava prioritariamente il ritorno economico e l’ammortamento degli assets in tempi brevi, valutandone l’efficacia solo in termini di produzione beni/ore lavorate; un basso costo in fase di acquisto era garanzia di sicuro successo.
Si è poi scoperto che durante l’arco di vita degli impianti, il costo per interventi programmati (o peggio a guasto) superava di gran lunga l’investimento iniziale. Nel tempo molte macchine sono divenute obsolescenti, ma pur sempre indispensabili al processo, e si è fatto ricorso, come soluzione pratica all’unica panacea possibile, ovvero alla Diagnostica ed alla Manutenzione Predittiva; le sole garanzie contro il rischio di un decadimento incontrollato. Contemporaneamente lo sviluppo tecnologico ha risposto all’esigenza di incrementare i margini produttivi con la progettazione di macchine sempre più veloci, meno ingombranti e più economiche, ma anche molto più critiche!
Oggi per implementare un’attività diagnostica precoce, all’interno della Manutenzione ordinaria, occorre conciliare l’esigenza dei volumi produttivi richiesti dalla grande distribuzione, ed al contempo inserirsi senza traumi nelle procedure correnti. Molto spesso si tratta di scelte “politiche” che possono scaturire solo dalle pressioni di un management davvero motivato.
In occasione di questo Congresso vorrei fornire un contributo su ciò che rende sempre più praticabile l’ipotesi “Manutenzione Predittiva” tramite la diagnostica, superando alcuni dei vincoli fisici sin qui incontrati da parte degli operatori.
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