Tale nome (divenuto oggi un “brand” ben conosciuto a livello internazionale per la diffusione della cultura manutentiva) ci riporta ad una antica forma di impiego dell’acqua come forza propulsiva capace di “sollevare se stessa”! Ovvero un elegante artificio idraulico che – utilizzando una ruota ed un sistema di cucchiai, in legno, o comunque materiali poveri – ha consentito nel corso dei millenni di irrigare terre altrimenti desertiche; il tutto con una grande economia gestionale”.
Si tratta quindi di una scelta di immagine e di contenuti simbolici importanti, quella effettuata da Jim Fitch (amministratore di www.noria.com ) per raccontare il proprio particolare business a chi si rivolge a loro alla ricerca di soluzioni mirate al risparmio ed alla Sicurezza nella conduzione degli impianti. La gigantografia della ruota ad acqua in perenne movimento troneggia sulle scale per accedere agli uffici direzionali.
La famiglia Fitch (da più generazioni) si è dedicata alla cura degli aspetti un tempo ritenuti marginali al processo industriale. Allo scopo di mettere al centro dell’interesse del management la vera manutenzione, in tutte le sue accezioni “proattive” in vista di contenere gli interventi di “riparazione” del guasto imprevisto, a tutto vantaggio delle performances ed affidabilità. In passato l’azienda Diagnetics si trovava nelle vicinanze del polo universitario della Oklahoma State University. In tale realtà si sono progettate e sviluppate numerose tipologie di apparecchiature utili a valutare il livello di contaminazione dei lubrificanti. Molte di queste (incluso il sempre attuale, anche se datato dCA – digital Contam Alert – sensor) hanno rappresentato dei veri capisaldi nella storia della Diagnostica, attraverso i controlli degli oli lubrificanti in esercizio.
Si parla degli albori di un’epoca in cui la famigerata “Classe Iso” di contaminazione dei fluidi era ritenuta una sorta di raffinata e quasi superflua stima dello “sporco” sospeso, con scarso o minimo impatto a livello di sistema industria. Le grandi macchine di un tempo erano estremamente tolleranti (o almeno così si riteneva) in termini di contaminazione sia solida che liquida, eventualmente presente. Ma i risultati in termini di “affidabilità” degli impianti per le cause più varie, solo raramente messe a sistema (MTBF), non erano dei migliori.
Le rotture (talvolta drammatiche, come ben riportato anche da S. Jameson di www.Lubecouncil.org in un recente articolo di Maintworld) avevano riflessi importanti sull’intero ciclo produttivo, e talvolta ricadute anche drammatiche a livello ambientale. Sempre per una trascuratezza ben tollerata dai gestori degli impianti, a livello di oli, grassi, o prodotti utilizzati per la lubrificazione in generale.
Così come la “Noria” ripete all’infinito il proprio ciclo, utilizzando minime risorse energetiche, altrettanto in maniera “umile” e silenziosa i lubrificanti provvedono alla loro diuturna mansione. Che per l’appunto ha lo scopo primario di ridurre al minimo gli attriti tra superfici meccanicamente ingranate; ove si parla di giochi o tolleranze microscopiche, in cui interporre il giusto film di olio. Se tuttavia questo velo infinitesimale porta con sé dello “sporco” per di più di carattere abrasivo, il risultato ipotizzato in termini di miglioramento delle condizioni operative, viene immediatamente vanificato. Ma anche se il contenuto di additivi (“pacchetto additivazione”) viene meno, per
l’invecchiamento delle cariche o per un errato stoccaggio, o manipolazione, il possibile peggioramento delle condizioni operative è solo questione di tempo.
Il campo di possibili applicazioni delle procedure ottimali per la risoluzione dei principali problemi connessi con la lubrificazione è oggi divenuto un progetto di ampio respiro, che ha il suo centro nella ricerca della “Optimum Reference State” . Intorno a tale procedura di miglioramento per piccoli passi successivi ha oggi il suo fulcro il sistema di Noria Inc. Un evoluzione delle procedure che poggia sulla cultura condivisa, sulla evoluzione dei ruoli di chi ha mansioni legate al ciclo di lubrificazione degli impianti. Dove, come, e in quale misura aggiungere la giusta dose di grasso o olio è diventato un impegno qualificato e qualificante per chi segue determinate regole (“best practices”) nell’espletamento delle proprie mansioni. Non si diventa esperti in poche ore; ma si possono acquisire tali indispensabili competenze attraverso lezioni, esperienze pratiche in campo, coinvolgendo sin dall’inizio, le varie gerarchie dello stabilimento.
Uno dei passaggi più importanti a livello internazionale prende spunto dal frequentare uno dei numerosi corsi per imparare le nozioni base della lubrificazione. Anche in Italia un tale passaggio virtuoso è oggi divenuto praticabile, grazie alla condivisione delle competenze in questo critico settore, tra Noria e Mecoil, che oggi possono proporre percorsi formativi di grande livello, sulla falsariga di un progetto di ampio respiro, condiviso a livello mondiale.
G. Adriani, Gennaio 2013
Tratto dalla rivista “Manutenzione” ed. febbraio 2013